icerbox Ghisleri Repubblica by Unknown

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«Inutil forza ha il delfino a terra» – Ione di Chio –

Alla guida di quello che era rimasto del Popolo della Libertà c’era, primo e unico segretario, Angelino Alfano, la cui nomina era stata ufficializzata il 1° luglio 2011 a seguito dello scarso risultato alle elezioni amministrative del maggio dello stesso anno, previa modifica dello statuto del partito, che originariamente non prevedeva la figura del segretario, ma solo del presidente.

Angelino Alfano è stato ministro della Giustizia nel quarto governo Berlusconi, ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri nel governo Letta, riconfermato ministro dell’Interno nel governo Renzi dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale nel governo Gentiloni dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018.

Si può dire che la storia politica di colui che fu definito il “delfino” – l’unico – di Silvio Berlusconi sia sempre stata strettamente legata all’attività governativa. Nel conto dei suoi diciassette anni trascorsi in Parlamento, dalla prima elezione a deputato nazionale nel 2001 fino alla scelta, poi confermata – atto veramente raro per un politico – di non ricandidarsi alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, se si eccettuano i due anni del secondo governo Prodi (2006-2008) passati sui banchi dell’opposizione, Angelino Alfano ha sempre operato all’interno della squadra di governo. Un record!

Durante gli anni del governo tecnico guidato da Mario Monti, in qualità di segretario politico del PdL per volere del leader Silvio Berlusconi, Alfano appoggiò in Parlamento buona parte dell’azione dell’esecutivo.

In seguito, molti dei protagonisti di quella stagione politica si sarebbero pentiti di aver garantito al governo Monti quell’appoggio incondizionato che avrebbe aperto le porte alla grande instabilità che seguì le elezioni politiche del febbraio 2013, in cui spiccò la brillante performance del neonato Movimento 5 Stelle.

Le tre figure di riferimento dell’ABC dei responsabili raccoglievano ciascuna la fiducia di un italiano su quattro, il che si poteva leggere anche come un dato positivo per il Paese che proprio in quel momento stava affrontando una grave crisi economico-finanziaria.

Mentre Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi pagarono un prezzo elevatissimo, in termini di voti, per quei “sì” con cui avevano approvato in Parlamento decreti e provvedimenti in seguito molto criticati dall’opinione pubblica, Angelino Alfano seppe ritagliarsi uno spazio caratterizzato dall’elevato rendimento politico e di altissimo livello.

In seguito seppe sfruttare una situazione delicata – politicamente per i maggiori partiti ed economicamente per il Paese – entrando, sempre da esponente del PdL, nell’esecutivo guidato da Enrico Letta e rimanendo, di conseguenza, forte dell’appoggio del leader e suo mentore Silvio Berlusconi.

È in questi anni che la sua immagine di uomo di governo e delle istituzioni si consolida. Tuttavia, nel periodo in cui ricopriva il ruolo di guardasigilli, vicinissimo a Silvio Berlusconi, il suo indice di fiducia e di gradimento, sempre a buoni livelli tra gli elettori di centrodestra e in particolare della ex Forza Italia, cominciò a calare. Da ministro del governo Berlusconi, Angelino Alfano aveva goduto di un gradimento costante tra il 35% e il 40%. Dopo l’ingresso nel governo

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